I dubbi del Washington Post e del Times su Marcell Jacobs: la brutta e insensata allusione (velata male) al doping.
Quasi tutto il mondo celebra la grande impresa di Marcell Jacobs. Quasi. Già, perché ad esempio il Washington Post ha preferito andare oltre gli evidenti meriti sportivi del velocista italiano e lanciarsi in ipotesi senza alcun fondamento per mettere in dubbio la vittoria di Jacobs, che con l’Oro alle Olimpiadi nei 100 metri ha scritto la storia. Il WP non ne parla apertamente ma allude al doping o almeno ad una vittoria non naturale. Un attacco vergognoso perché non è emerso nulla che possa far ipotizzare un comportamento scorretto del campione azzurro. Ha corso forte, fortissimo. Più forte di tutti. Stop.
Il Washington Post e i sospetti infondati su Jacobs
“Non è colpa di Jacobs se la storia dell’atletica leggera fa sospettare un miglioramento improvviso e immenso. Gli annali di questo sport sono disseminati di campioni che in seguito si sono rivelati essere imbroglioni di droga. Sarebbe ingiusto accusare Jacobs. Sarebbe incompleto non riconoscere il contesto della sua realizzazione. Jacobs merita il beneficio del dubbio, ma il suo sport no“, è l’analisi del Washington Post che evidentemente non ha preso con filosofia e con lo spirito delle Olimpiadi il secondo posto di Fred Kerley, statunitense.
Anche il Times allude al doping
Il Times non va molto meglio quando sottolinea, in questo caso non per dovere di cronaca, che prendendo in considerazione le 50 migliori prestazioni mondiali nei 100 metri, escludendo le 14 prestazioni che portano la firma di Bolt, 32 su 36 sono state fatte da velocisti che sono risultati positivi al doping.